Il popolo delle carriole
28 / 2 / 2010 | 24 Commenti
Oggi a L’Aquila i cittadini protestano con carriole e pale per lo stato dei lavori. «Basta, ridateci il centro. E’ una vergogna». E cominciano a portare vie le macerie rimaste lì dal 6 aprile 2009. Mandateci le vostre testimonianze.
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Per me questi aquilani sono un pò viziatini.Forse è la prima volta che prendono una carriola in mano. La disgrazia li ha colpiti,d’accordo, ma capiscano che poteva andare molto peggio. Io sono friulano.Nel 1976 abbiamo subito due disastrosi terremoti (maggio e settembre), ma con la CARRIOLA (e con l’aiuto di molti),abbiamo ricostruito i nostri paesi (1200 morti,100 paesi distrutti)Ci son voluti 30 anni! Su,su,tiratevi su le brache. Salutoni a tutti gli alpini del battaglione
L’Aquila che nel 1960 hanno prestato servizio sotto il mio comando! (STEN-De Sabata Paolo. comandante plotone esploratori e pionieri della CP comando – vi ricordate quente carriole abbiamo smenato insieme per riparare le caserme? Voi certo non siete a fare teatro con gli Aquilani).
QUANDO SI DICE ” CONTESTARE A TUTTI I COSTI ”
QUEI CARI SIGNORI PERCHE NON HANNO PRESO IN MANO CARIOLE E PALE QUANDO ERA NECESSARIO E CONTRIBUIRE AGLI SCAVI PER SOCCORRERE FERITI ED ESTRARRE I MORTI.
DOVE ERANO QUESTI PRODI(EX PRODIANI)NEI M0MENTI DI EMERGENZA?
antonio Roma, consuelo, corrado elio e compagni: meritereste di attraversare certe esperienze fisiche, psichiche, psicologiche e sensoriali. Non sono certa che capireste ma sono certa che le meritereste. Dovevamo protestare tra i calcinacci che continuavano a crollarci addosso, mentre eravamo in fuga con le nostre quattro cose salvate per miracolo a tremare di freddo e di paura? Mentre i nostri cari anziani e traumatizzati si guardavano intorno attoniti senza nemmeno poter ipotizzare una soluzione? Mentre la terra continuava a tremare giorno e notte? Cosa piangeranno mai tutti quei luridi piccoli imprenditori senza piu’ bar, botteghe, laboratori e piccole industrie? Senza stipendio né casa né città…
Poveri voi, senza la benché minima capacità di immedesimazione. L’unico possesso che vi riconosco è la rabbia stupida contro chissachi che vi stringete in corpo. Guardatevi intorno stolti, il mondo muore di fame mentre voi ve ne state davanti alle vostre quattro ciarle, convinti che sia tutto un’invenzione. Spero possiate scoprire al piu’ presto quanto sia tutto drammaticamente vero. E che non siete affatto leoni ma appena dei poveri conigli.
Egregio Direttore,
Ritengo che i principi e regole sotto indicate , anche se da sviluppare ed approfondire, potranno risolvere molte problematiche che interessano il settore delle costruzioni pubbliche/private e rilanciare l’economia.
A mio avviso, ci sono tutti gli elementi, affinché un giornale di elevata valenza quale il Suo, stimoli un dibattito su dette problematiche.
Nel rimanere a disposizione a fornire ogni ed ulteriore chiarimento o precisazione, porgo cordiali saluti.
Domenico Stramera
segue
Gentilissimo Direttore.
Le crisi ed i terremoti, se da un lato, fanno male, dall’altro, aiutano le collettività a ripensare alle regole con le quali operano per vivere meglio e progredire.
Uno degli aspetti su cui ci si dovrebbe soffermare é il motivo per cui lesioni e crolli si sono verificati nelle stesse zone in cui altri edifici sono rimasti integri.
Le ricognizioni effettuate sui luoghi, dimostrano che molti edifici sono stati costruiti non soltanto senza rispettare le norme antisismiche, ma addirittura, senza rispettare le più elementari regole di costruzione, utilizzando materiali scadenti, edificando su terreni inadatti, risparmiando sull’ armatura, sul cemento, ecc, mettendo a repentaglio non solo la collaudabilità dell’opera, ma anche la vita di molte persone.
Ciò nonostante, talune opere sono state realizzate con la mancanza assoluta di controlli e successivamente collaudate, presumo, da tecnici compiacenti, i quali hanno falsamente dichiarato, che le opere sono state realizzate a perfetta regola d’arte, nel rispetto dei progetti approvati ed alle norme di legge (anche antisismiche).
Per quanto sopra, ci ritroviamo, edifici e manufatti costruiti da pochi anni, (che dovrebbero in teoria resistere a terremoti di forte intensità, proprio perché costruiti con tecniche antisismiche), che si afflosciano al suolo come se fossero di cartone, causando numerose vittime.
Illustri professori universitari, con cui concordo perfettamente, sostengono che è inutile emanare nuove norme antisismiche:
Ad ogni nuova scossa c’é chi chiede una nuova norma.
I livelli di conoscenza ingegneristica sul sisma sono molto elevati, di norme ce ne sono anche troppe, piuttosto occorre procedere sulla strada della verifica della qualità costruttiva.
E’ necessario procedere ad un sistema di controlli sulla qualità, sui conglomerati utilizzati, sulla messa in opera corretta, sulle armature e quindi sui collaudi: un insieme di controlli il cui fine sia appunto la garanzia delle prestazioni indicate nel progetto.
Nella maggior parte dei casi, a mio avviso, si sono evidenziate proprio queste carenze.
Dobbiamo chiederci, come mai nessuno dei soggetti coinvolti nella realizzazione delle opere crollate: Progettisti, Organismi preposti all’approvazione ed ai controlli, Imprese esecutrici, si è accorto dell’errore? Eppure tutti hanno competenze tecniche tali, da valutare se vi erano deficienze.
Sorge legittimo il sospetto dell’esistenza di
CRITICITÀ ALL’INTERO SISTEMA ORGANIZZATIVO, e DEI CONTROLLI .
Il primo passo sarà dare una casa a chi l’ ha persa, in una parola, ricostruire. Ma come?
È a mio avviso, un grave errore ricostruire la città dell’ Aquila ed attuare il nuovo piano casa con le vigenti norme e regole in materia di costruzioni.
L’esperienza ci insegna che per tutte le opere realizzate con tali procedure, sono state necessarie in corso d’opera, numerose varianti e modifiche, che hanno fatto slittare notevolmente i tempi di realizzazione, determinando una perdita di controllo dei costi.
I progetti così concepiti e redatti, nella quasi totalità, non assicurano la certezza dei costi dell’opera e dei tempi di realizzazione.
Gli stessi pur essendo in teoria progetti esecutivi, in realtà non lo sono quasi mai, (e potremmo anche togliere il “quasi”) proprio perché il sistema dei controlli é frazionato in una miriade di autorizzazioni e competenze che finisce per deresponsabilizzare il sistema.
L’evoluzione tecnica e l’utilizzo nell’edilizia di materiali e componenti tecnicamente sempre più evoluti, orientati al contenimento energetico e all’utilizzo di energie alternative e bioarchitettura, comportano sempre più che i progetti debbano necessariamente essere redatti in maniera dettagliata, per ogni categoria di lavori e per ogni singolo elemento e/o componente costruttivo, anche a tutela della professionalità del progettista/i.
È necessario, pertanto, apportare modifiche alle norme, sistema di approvazione e sistema dei controlli dell’intero processo che regolamenta le costruzioni, non per complicarlo, ma per semplificarlo, in modo da eliminare nel contempo tutta una serie di incongruenze e complicazioni tipiche del settore e per annullare e/o ridurre il ricorso all’autorità giudiziaria per controversie che irrimediabilmente si determinano.
Oggi, il sistema dei controlli é frazionato e consiste in una miriade di autorizzazioni e competenze che finisce per deresponsabilizzare tutti i suoi attori.
Non esiste normativa che responsabilizzi gli (Organismi di Controllo) che rilasciano i pareri di conformità del progetto, i quali, eseguono un controllo (teorico) di conformità dello stesso alle norme di loro competenza e rilasciano o negano l’autorizzazione:
Ufficio Tecnico Comunale, Genio Civile, Ente Parco, Sovrintendenza alle Belle Arti, Corpo Forestale, AUSL Ufficio Sanitario, Vigili del Fuoco – Prevenzione incendi , Valutazione Impatto Ambientale ai sensi della Direttiva 337/85/CEE (e successive modifiche e integrazioni), Commissione Edilizia Comunale e/o Conferenza di Servizi – Sportello Unico Ecc.
I suddetti Organismi una volta espresso il loro parere positivo, certificano la cantierabilità ed esecutività del progetto, che viene ritenuto “Definitivo, completo di tutte le autorizzazioni necessarie alla cantierabilità dello stesso”, e viene affidato all’impresa esecutrice.
I tempi di rilascio delle suddette autorizzazioni da parte dei sopra indicati organismi, sono molto lunghi e rendono incerte le scelte progettuali e la stessa approvazione del progetto, in quanto, sono legate a volte alla discrezionalità del funzionario, più che a norme certe e di facile interpretazione, che stabiliscano con assoluta chiarezza, vincoli in conformità alle norme di salvaguardia e tutela del territorio, del patrimonio artistico e delle leggi dello Stato.
Nessuno dei superiori organi, che ha espresso il proprio parere (e che ha facoltà di imporre modifiche) al progettista, ha responsabilità durante la realizzazione dell’opera.
Inoltre, non esistono norme di riscontro delle ipotesi progettuali, considerato che, il progetto viene ritenuto esecutivo perché munito di tutti i pareri di conformità.
Se in corso d’opera viene riscontrata una difformità all’ipotesi progettuale, diventa difficile provare e/o dimostrare l’errore progettuale.
Lo stesso per il nostro ordinamento deve essere accertato dal Giudice nel corso di un giudizio, e la giustizia, non è in grado di dare risposte in tempi brevi per la lunghezza dei processi.
Le certificazioni alle imprese ed ai progettisti se pur validi per la fase di pre qualificazione non assicurano che l’opera venga realizzata a perfetta regola d’arte, anche per errori che possono verificarsi nel corso dei lavori o in fase di progettazione.
L’ attribuzione di tali errori (e della responsabilità) è oggi, con le attuali norme , difficilissima, anche per la lungaggine e l’intasamento della giustizia penale/ civile e la maggior parte rimangono impuniti, comportando lungaggini, disagi ed aggravio di costi, a discapito degli utenti finali, cioè dei cittadini.
Eppure i cittadini hanno il diritto di avere una casa (frutto a volte dei sacrifici di una vita) e/o una opera pubblica sicura, che non pregiudichi la qualità della vita, il patrimonio o l’incolumità.
Che fare allora?
Bisogna preliminarmente riaffermare il diritto, e la libertà del cittadino che effettua un investimento, di avere un progetto esecutivo nei minimi particolari, di conoscere con certezza, preventivamente, il costo dell’opera ed il tempo necessario per realizzarla, e che la stessa venga eseguita nel rispetto dell’incolumità del personale addetto alla costruzione e delle persone che ne fruiranno.
Per fare ciò, sono necessarie regole che concorrano a determinare, per ogni tipo di investimento privato o pubblico, certezza dei tempi e dei costi di realizzazione.
In sostanza chi investe il denaro pubblico o privato vuole e deve conoscere, il costo certo della opera e quando l’investimento effettuato produrrà utili e/o benefici.
Innanzitutto dobbiamo migliorare il processo di ideazione e progettazione :
• corretta determinazione dei costi dell’opera con la redazione di un progetto accurato, redatto nei minimi particolari, che contenga tutti gli elementi necessari a determinarli con un elevato grado di affidabilità;
• approfondite indagini sulla natura dei terreni in cui deve insistere l’opera e su tutti gli elementi che evitino, i cosiddetti “imprevisti” che comportano varianti in corso d’opera e fanno lievitare, a volte considerevolmente, il costo dell’opera ed i tempi di realizzazione;
• conformità a tutte le norme di tutela e di salvaguardia del territorio, del patrimonio artistico e delle leggi dello Stato.
Inoltre, a mio avviso, dovrà essere modificata, la seguente dichiarazione in uso dagli attuali Organismi di Controllo (Collaudatori – Direttori dei lavori):
“ Per le parti non più ispezionabili, di difficile ispezione o non potute controllare, l’Impresa ha assicurato, a seguito di esplicita richiesta verbale del sottoscritto ( Organo di Controllo), la perfetta esecuzione secondo le prescrizioni contrattuali e la loro regolare contabilizzazione ed in particolare l’Impresa, per gli effetti dell’art. 1667 del codice civile, ha dichiarato non esservi difformità o vizi.”
È necessario, accentrare la responsabilità di approvazione e controllo durante le fase esecutiva ed istituire nuovi “Organismi di Controllo” ai quali devono essere devoluti i seguenti compiti:
1) l’ approvazione dei progetti ritenuti idonei, cioè esecutivi, perché redatti e dettagliati nei minimi particolari in conformità alle norme di tutela e di salvaguardia del territorio, del patrimonio artistico e delle leggi dello Stato;
2) la verifica che il progetto redatto contenga una dichiarazione del progettista, con assunzione di responsabilità, garantita da polizza fideiussoria che il costo del progetto esecutivo redatto nei minimi particolari, è la somma dei costi delle singole lavorazioni necessarie al completamento dell’opera, e la somma dei tempi per l’esecuzione delle singole categorie dei lavori, é il tempo previsto per il completamento;
3) l’obbligo e la responsabilità di seguire insieme al Progettista, all’Organo Tecnico dell’impresa esecutrice, tutto il ciclo di realizzazione dei lavori (con la presenza continua in cantiere);
4) il controllo durante la fase esecutiva, sulla qualità di tutti i materiali , sui conglomerati utilizzati, sulla messa in opera corretta, sulle armature e quindi sui collaudi.
Un insieme di controlli, il cui fine sia appunto, la garanzia delle prestazioni indicate nel progetto, riscontrando i disegni e gli elaborati esecutivi redatti dal progettista, secondo la sequenza necessaria per l’esecuzione, redigendo appositi documenti di conformità.
Tale documentazione, terminati i lavori, dovrà essere archiviata e custodita in moto sicuro, e solo dopo l’Ente che ha rilasciato la concessione potrà rilasciare l’idoneità all’uso dell’opera.
La responsabilità sulla regolare esecuzione, deve essere ripartita su tutti i soggetti che partecipano alla realizzazione dell’opera, secondo le specifiche competenze stabilite in modo chiaro e attribuite a ciascuno di essi, per l’individuazione certa e celere della responsabilità nel caso di non conformità o vizi dell’opera.
In caso di non conformità, o impossibilità di esecuzione di una o più categorie di lavori, dovrà essere verbalizzato se è un problema di carenza degli elaborati progettuali o di difformità nell’ esecuzione, attribuendo la responsabilità a chi ha commesso l’errore, e proponendo le eventuali rettifiche che devono essere poste a carico del soggetto che lo ha commesso, tenendo conto anche nella quantizzazione del danno, dell’eventuale maggior tempo necessario per l’esecuzione dell’opera.
Pertanto, per qualsiasi opera pubblica o privata, la certezza dei tempi e quindi del costo, viene determinata dalla redazione di un progetto accurato, di cui il progettista ed un apposito “Organismo di Controllo” devono assumersene la responsabilità, ognuno per le proprie competenze, durante tutto il ciclo dei lavori, prestando idonee polizze fidejussorie a garanzia.
Il cittadino deve essere tutelato anche dall’ eventuale fallimento del promotore finanziario.
Una volta determinato l’importo del progetto, l’Ente che rilascia la concessione edilizia (il Comune) dovrà accertare la disponibilità liquida da parte del promotore finanziario dell’opera, della somma necessaria al completamento (copertura finanziaria) delle stessa, somma che verrà vincolata e potrà essere utilizzata solo per la costruzione dell’opera per la quale viene rilasciata la concessione.
I maggiori costi o maggiori tempi, vengono posti a carico di chi li ha determinati (progettista per errori di progettazione, impresa per errori di esecuzione, l’Organismo di Controllo per approvazione in difformità alle norme o per errori derivanti dalla mancata vigilanza), e tutti tre i soggetti devono fornire le dovute garanzie a mezzo di polizze fidejussorie a prima richiesta.
In tale modo si ha la certezza di disporre dei tre elementi indispensabili per la realizzazione dell’opera:
PROGETTO – CONTROLLO – COPERTURA FINANZIARIA.
Il sistema, pertanto , deve essere completamente rivisto, secondo le seguenti considerazioni logiche:
1) Il promotore finanziario (pubblico o privato) del progetto non deve necessariamente avere competenze tecniche, e non è giusto che sia gravato di costi suppletivi per imprevisti necessari alla realizzazione di un’opera a causa di un progetto carente;
2) lo stesso, d’altronde, si rivolge a un tecnico o un gruppo di tecnici (società di ingegneria) i quali hanno le competenze specifiche e vengono remunerati per redigere un progetto esecutivo accurato, preventivarne i tempi e i costi di realizzazione, assumendosene la responsabilità, durante tutto il ciclo dei lavori;
3) il promotore deve solo reperire le somme necessarie alla copertura finanziaria dei costi preventivati per la realizzazione dell’opera, in modo che la stessa possa essere completata, nei modi e nei tempi previsti.
4) Il progetto deve essere conforme a tutte le norme di tutela e di salvaguardia del territorio, del patrimonio artistico e delle leggi dello stato.
Solo cosi il cittadino inteso anche come fruitore di un opera pubblica o acquirente di una determinata opera in costruzione, sarà garantito:
a) dalla certezza del costo dell’ opera;
b) dal rispetto dei tempi di realizzazione, ad esempio se acquista dei locali avendo certezza sui tempi di consegna potrà programmarne l’utilizzo per uso personale (abitativo ad esempio matrimonio) apertura di attività imprenditoriale e/o affitto;
c) dal ritorno economico dell’investimento effettuato, che gli consenta un indebitamento/investimento programmato;
d) dall’ approvazione veloce dei progetti, in conformità alle norme di salvaguardia e tutela del territorio, rispetto delle leggi antisismiche ecc;
e) dal controllo incrociato tra il progetto approvato dall’ “Organismo di Controllo”, e la realizzazione dello stesso nelle sue varie fasi, fino al completamento;
f) dalla garanzia fidejussoria a prima richiesta, prestata dal Progettista, “Organismo di Controllo” e Impresa che copra i rischi degli errori in fase progettuale , esecutiva o di controllo;
g) dalla certezza che l’opera verrà ultimata con le somme allo scopo vincolate.
L’Italia per posizione geografica e per le risorse naturali uniche al mondo, può sfruttare al massimo la propria capacità economica ed attrarre masse enormi di investimenti, a condizione che si diano a chi investe il proprio denaro tali certezze.
La formulazione e l’applicazione di tali regole, non solo, è necessaria per il superamento della crisi e della recessione, ma è indispensabile in un sistema globalizzato, per non perdere il livello di tenore di vita, oggi minacciato da recessione e disoccupazione.
Solo le comunità che riescono a dotarsi di tali regole e principi coerenti, possono mantenere le proprie attività ed avere tassi di crescita.
E non è solo un problema di risorse finanziarie, basti pensare che molte regioni hanno restituito alla Comunità Europea, inutilizzati, una miriade di finanziamenti.
Solo in tale modo il “promotore dell’opera” pubblico o privato, (che non deve necessariamente, avere conoscenze tecniche), potrà valutare con certezza l’investimento da realizzare, i tempi di rientro e la remunerazione del capitale investito (utile e/o benefici per la collettività).
Chi dispone di capitali, anche di piccolo importo, a causa dell’ incertezza determinata dall’attuale sistema non investe e si accontenta della bassa remunerazione offerta dal sistema creditizio, annullando tale incertezza, i capitali confluirebbero nel sistema produttivo rilanciando l’economia.
La mancanza di tali regole, è aggravata dall’intasamento della giustizia, la quale non è in grado di dare risposte per la lunghezza dei processi.
Inoltre, la mancanza di regole certe ed efficaci espone il cittadino, imprenditore, promotore, investitore a rischi non preventivabili ed ipotizzabili, e la lunghezza dei tempi della giustizia vanifica il ricorso alla stessa.
Possiamo ancora tollerare che valide e utili “opere – attività produttive”, non vengano realizzate per la mancanza di regole efficaci?
Possiamo continuare a perdere posti di lavoro che altre nuove opere ed attività imprenditoriali potrebbero offrire?
L’applicazione delle regole sopra indicate contribuirà ad eliminare la recessione e a fungere da volano per lo sviluppo e ammodernamento del PAESE, ridurrà e ottimizzerà i costi di costruzione, migliorerà la qualità e durabilità delle opere, faciliterà la realizzazione delle opere di messa in sicurezza degli edifici esistenti, migliorerà le tecniche di costruzione, e rilancerà l’edilizia di qualità .
Domenico Stramera
domenico@greenphilosophy.eu
A VOGLIA A SPALARE ORMAI I GIOCHI SONO FINITI LE TELECAMERE SI SONO SPENTE E QUEL CHE FATTO E’ FATTO.GLI ABRUZZESI CREDO CHE NON RIAVRANNO PIU’ LA LORO CITTA’ ,PER LO MENO NON NEI PROSSIMI DIECI ANCHE QUINDICI ANNI.
finalmente viene fuori la verità, il nostro bravo berlusconi voleva venderci tutta un’altra Aquila si vergogni
Bene fanno questi aquilani a protestare.Anzi benissimo.
non è stato ancora ricostruito il centro dell’Aquila.
Quando ci fu il terremoto fu detto che in pochi mesi si sarebbe data sistemazione alle persone.
poi, successivamente si sarebbe lavorato alla ricostruzione.
Come mai questi signori non hanno protestato allora, quando la gente aveva paura che tutti si scordassero di loro e facevano la fine di tutti gli altri terremotati?
Che cialtroni!!!! pur di attaccare il governo fanno sciacalli, iene e avvoltoi e speculano su tutto.
vergogna.
bravi aquilani! era ora!
pulitivi un po la vostra bella città (come hanno fatto in friuli) senza aspettare che qualcuno lo faccia per voi. Sempre a piangere, sempre a lamentarsi….cosa pretendete, una suite?
Per la disgrazia che vi è capitata vi è stata data una casa (anche a quelli che prima non l’avevano…)che volete di piu?
Sarebbe ora di tirarsi su le maniche e di piangere di meno.
ACQUILANI veramente voi vi sentite “truffati?” ridate tutto indietro e fate da soli.Aggiustatevi carini.
forse sono diventati pessimisti………. .
ALEX SEI FORTE.
LAVORO,LAVORO E LAVORO E NOI POLENTONI NON ASPETTIAMO NESSUNO E CI RIMBOCCHIAMO LE MANICHE (senza televisione al seguito), INFATTI IL 10% DEL PIL A LIVELLO NAZIONALE E’ VENETO, COME MAI? DISPIACE MOLTO E ANCORA MOLTO PER I LUTTI E LE DISGRAZIE, MA LA DIFFERENZA CULTURALE CON ALTRE REALTA’, A VOLTE, E’ BEN EVIDENTE (vedi p.e. Belice, Irpinia, Foggia). AUGURI L’AQUILA, RINASCI PRESTO E MEGLIO DI PRIMA.
nel 1978 , un terremoto scosse i nebrodi in provincia di messina , l’allora governo regionale nell’arco di due mesi approvò la legge n.38/78 , finanziando i comuni per i danni subiti dai cittadini. la legge prevedeva un contributo, su progetto e computo presentato dalla ditta proprietaria ,pari all’80% per la prima unità abitativa e il 40% per le seconde unità abitative . Una apposita commissione comunale , dopo un controllo sul progetto e computo , lo approvava e dava l’acconto all’inzio dei lavori e il pagamento a stati di avanzamento lavori , la rata di saldo al collaudo . Tutti si sono riparati la propria casa e nell’arco di pochi anni . anche le opere pubbliche sono state riparate con lo stesso criterio. Non capisco perchè a l’aquila tutto ciò non è stato possibile , forse per dare visibilità al cavaliere col suo buonismo ( consegna chiavi, lenzuola, dentifricio … dentiera ecc.. ) ?
Guardate e imparate dal Friuli.
In Italia solo in Friuli si è ricostruito tutto dov’era.
Non sono fatte fatte New Town ma si sono ricostruite le Chiese, le case e le strade li dov’erano.
Il Friuli ha ricostruito tutto.
In Friuli è nata la protezione civile che oggi è riconosciuta in tutto il mondo ed è la più efficiente d’Italia tantè che è la coordinatrice di tutte le protezioni civili. La sala operativa è il fiore all’occhiello in Europa (non solo in italia).
Il Friuli ha restituito parte dei soldi che lo stato aveva dato per la ricostruzione.
Il Friuli ha ricostruito tutto antisisimico.
Andate a Gemona o Cividale centro del sisma.
Insomma in italia vale più la propaganda e il “cagni e fotti” della serietà e della laboriosità.
Basti vedere che stiamo ancora pagando un’accise su un terremoto del meridione di 30 anni fa. E io pago!
Berlusconi parla… le azioni dimostrano che quel che dice è pura invenzione. Sta cadendo pezzo per pezzo. Non è accettabile che una città bella come l’Aquila subisca la disfatta di un politico.
Bravi Aquilani!!
Finalmente qualcuno che in Italia si ribella e ha il coraggio di uscire allo scoperto,
lì dove mancano la politica, quella vera, e le istituzioni.
Dovrebbe essere cosi ovunque: l’Italia è allo sfascio dalla Sicilia
alla Calabria
dalla Campania alla Pianura Padana e i cittadini pagano la inefficienza di questo sistema corrotto.
La politica delle “New Towns” a L’Aquila ha creato una enorme periferia con un centro vuoto: una ciambella. Che cosa è una città senza centro? Una città senza memoria! Una città senza storia!
Cosa hanno a che vedere le “New Towns” con la nostra storia?
Nulla se non con quella artificiale e rassicurante che ci mostra il singolare monopolio televisivo italiano, ma certamente non con l’Abruzzo, non con l’Italia.
Ma come al solito le parole non diventano solo immagini. Il centro de L’Aquila viene fatto deperire per svuotarlo definitivamente dei suoi abitanti e, solo quando essi perderanno la speranza di rientarvi o si saranno assuefatti alle “New Towns”, arriveranno gli speculatori che acquisteranno a prezzo irrisorio ciò che con la successiva ricostruzione aumenterà di valore in maniera direttamente proporzionale allo smisurato ampiamento della “ciambella”.
Allora forza AQUILANI!! Lottate per la vostra città siete ancora in tempo a cambiare il vostro futuro.
L’Aquila non sarà più, questo hanno detto ai suoi abitanti.
Effettivamente, L’Aquila ha troppe Chiese, troppe piazze, troppa bellezza.
Troppa bellezza fa male, evidentemente!
Meglio città ben suddivise in quartieri dormitorio, mega centri commerciali e zone ex industriali!
Temo, oltretutto, che questo modo di affrontare i terremoti rappresenti un pericoloso precedente!
il marketing televisivo della NEW-TOWN, che ci ha IMBAMBOLATI, ed ha lasciato la CITTA’-ANTICA, dopo 10 mesi, ancora sommersa di MACERIE ed inaccessibile ai suoi Cittadini. Non spegnete le telecamere! Ai pazienti e composti Cittadini de L’Aquila voglio solo dire: “Sono con voi!” rocLIBERACITTADINANZA
E cosa dice il Capo della Protezione Civile? Forse gli è sfuggito qualcosa, non riesce a controllare tutto? Non si è accorto che le macerie non sono state rimosse? Vicinissima ai cittadini de l’Aquila, tutta la mia solidarietà, con l’augurio che qualcosa inizi a muoversi seriamente e mi sento proprio di dire questo: gli italiani per bene, alle 3,32 di quella terribile notte, non ridevano per niente. Angoscia e dolore, ecco quello che hanno provato.
Era ora che cominciassero a lamentarsi…in Italia siamo sempre troppo tranquilli e protestiamo troppo poco!Sulla questione terremoto Berlusconi ci dovrebbe spiegare quanto ci sono costate per davvero le New Town(si parla del doppio del prezzo di mercato)..perchè non si sono fatte le casette prefabbricate che erano state fatte ad Enna?…si sarebbe speso meno della metà e si sarebbe potuto utilizzare il resto per ricostruire il centro dell Aquila.Ci sono palazzi che con piccoli lavori potevano diventare agibili e si sono lasciati li a marcire!!!
Il terremoto è diventato un grande affare si sono rese edificabili zone agricole e si è costruito facendo levitare i prezzi e tutto alla faccia nostra!!
Ricordo ancora le parole del nostro premier all’indomani della tragedia: “costruiremo una New Town”! Subito si levarono le proteste di chi in quel momento stava ancora piangendo i propri morti. Alla fine si è fatto ciò che voleva lui…
Do il mio massimo sostegno agli aquilani che si vedono affievolire la speranza di ritornare nella loro città a causa di scelte politiche pilotate da interessi di costruttori senza scrupoli e di politici che pensano alla propaganda, stipandoli in case pollaio che, si ha il forte dubbio, saranno quelle definitive!
Era una richiesta così fuori luogo quella di coinvolgere la cittadinaza nelle fasi decisionali?
Sappiamo tutti che non è facile ricostruire una città, ma che dopo 10 mesi sia tutto o quasi allo stesso punto è molto preoccupante……….Non dimentichiamo L’Aquila!!!
vorrei essere con voi
I cittadini dell’aquila fanno bene , non hanno altre possibilità per riprendersi la loro citta dalle mani di uno stato che è rappresentativo solo di se stesso,e di pochi amici, furbetti, e faccendieri. A L’aquila e succersso perchè la gente è all’esasperazione. Dovrebbe essere cosi ovunque, perchè ovunque i cittadini pagano la corruzione di questo sistema italia che oramai non sta piu in piedi, chi con un inceneritore sotto casa, chi pagando l’aqua 1000 volte in piu, chi con una centrale nucleare in procinto di essee costruita, chi perdendo il posto di lavoro per un operazione di speculazione finanziaria……
e qual’e la risposta delle istituzioni?, solamente leggi che che prescrivono, o accorciano le pene per reati che non solo fanno del male a tutti noi ma faranno del male anche ai nostri figli, come ad esempio i reati ambientali…..
l’elenco sarebbe lunghissimo da snocciolare, quindi una sola cosa da dire FORZA AQUILANI che la vostra lotta sia da esempio pèer tutti gli italiani che da questo stato stanno prendendo solo batoste
Il popolo delle carriole? E’ quello di Sinistra, una sinistra becera e ingrata (che è dir poco) che guarda sempre alla pagliuzza nell’occhio del vicino e non si accorge della trave che ha nel suo. Pagliacciate elettorali contro il governo Berlusconi e Bertolaso, che sa il fatto suo, mentre la sinistra farebbe bene a sciogliersi come neve al sole e lasciare spazio ad altre aggregazioni (magari nuove) più capaci e meno idelogizzate (stalinianamente parlando).