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L’Avvenire non ha dubbi: a Vieni via con me “straripa la Faziosità”. Perché, lasciando da parte le insinuazioni di Saviano sui legami fra Lega Nord e ‘ndrangheta nel milanese, anche su un tema come l’eutanasia Fabio Fazio e gli autori del programma hanno proposto con largo ricorso all’emotività (in televisione pare funzioni, sempre) un’unico punto di vista, spesso anche confuso e maldestro.
Gli ascolti, intanto, decollano: punte del 40% di share nell’ultima serata.
Fra color che fan festa Alessandro Campi, politologo vicino al presidente della Camera, Gianfranco Fini.
“Chi di televisione ferisce di televisione perisce – dice al Sole24Ore- Mi scuso per la battutaccia, ma siamo di fronte al contropotere antiberlusconiano che si è organizzato in forma efficace. La novità è che non è la solita trasmissione antiberlusconiana, ma una narrazione che ha molto a che fare con il clima di svolta dell’oggi e che catalizza le masse”.

Il dopo Berlusconi, insomma, nasce in tv. E’ questo il vero motivo del successo di Vieni via con me?

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Non è un paese per donne

16 / 11 / 2010

“E’ chiaro che la caduta di Berlusconi, se avverrà, indebolirà il velenoso collegamento fra la politica, i media e la discriminazione di genere. Ma perchè ci siano reali progressi bisognerà riprogrammare il modo di pensare degli italiani di ambo i sessi. E non basterà cambiare canale”.
Newsweek questa settimana denuncia in più articoli il degrado della condizione femminile nel nostro paese: dilaga la donna oggetto, il mercato sessuale esibito, la volgarità in tv, e gli episodi recenti legati alla politica (ultimo il caso Ruby) non possono mascherare una deriva espressione, secondo il magazine, di un malcostume ormai largamente condiviso dagli italiani.
Insomma, l’Italia non è un Paese per le donne?

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A Milano Giuliano Pisapia batte Stefano Boeri e assesta un altro strattone al Pd, che ufficialmente appoggiava lo sconfitto alle primarie del centrosinistra. Cala la partecipazione, ma chi vota sembra voler invitare il Partito a un maggior coraggio, a più attenzione ai temi cari alla base “di sinistra”.
Dalle pagine di La Repubblica, il presidente del Pd Rosi Bindi preconizza un’alleanza con Fini e Casini dopo la crisi del Governo Berlusconi: “Gli elettori democratici capirebbero – dice – Un’alleanza con Fini e Casini sarebbe in nome della Costituzione per battere la degenerazione politica a cui ci ha condotti Silvio Berlusconi”.  Ma Di Pietro attacca: “Non ne usciremo – sostiene – se invece di pensare a una politica economica diversa, il centrosinistra cercherà di allearsi con chi magari non vuole piu’ Berlusconi, pero’ vuole continuare a fare senza di lui le stesse identiche cose”.

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Mid Term all’italiana

14 / 11 / 2010

Il premier Silvio Berlusconi ipotizza in un intervento telefonico alla convention milanese del PdL un voto anticipato limitato al solo rinnovo della Camera dei Deputati, certo di ottenere la fiducia al Senato. Un voto parziale, dunque, che dall’opposizione il vicesegretario del Pd Letta definisce un ‘pantano doroteo’.

“Lo scioglimento di una delle due Camere mi sembra piu’ legittimo e politicamente logico rispetto
all’ipotesi di un governo tecnico”, dice Ignazio La Russa, ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, per il quale nel secondo caso, “si avrebbe un governo formato dagli sconfitti alle elezioni”.

Ma se su ogni considerazione, politica o di legittimità costituzionale, deve prevalere il peso del voto dei cittadini, perché limitarlo ad una sola Camera?
E ancora: meglio votare subito o solo dopo l’approvazione di una riforma elettorale?
E quale maggioranza potrebbe approvare una nuova legge elettorale?

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“Il ceto medio riflessivo ha il suo nuovo Michele Santoro. Si chiama Fabio Fazio”. Dalle pagine del Corriere della Sera, il più autorevole critico televisivo italiano, Aldo Grasso, denuncia l’inizio (?) della deriva elettorale negli spazi di infotainment, come Vieni via con me: anche questo programma assume “una connotazione tutta politica, tale da stravolgerne la natura, almeno così come ci era stato presentata”.

La sperimentazione di nuovi linguaggi televisivi, la ricerca di nuovi contenuti? “Tutto finito – dice Grasso – tutto sacrificato sull’altare dell’audience e sull’opportunità di cavalcare l’occasione. Forse insperata. Basta confrontare i commenti del giorno dopo la messa in onda del programma: erano tutti di carattere squisitamente politico, a ben pochi interessava la riuscita del programma. Saviano è stato efficace, si è davvero confrontato con una nuova scrittura? Benigni ha dato il meglio di sé? Certi duetti erano già andati in onda? Ma a chi importano queste bazzecole? Gli interventi di Saviano e di Benigni sono stati giudicati da un solo punto di vista: straordinari per i militanti di sinistra, penosi per quelli di destra”.

Fazio come Minzolini o Berlinguer, insomma: neppure l’intrattenimento, in Rai, sfugge alla logica onnivora della politica, ormai in aperta campagna elettorale.

Sullo sfondo, l’annosa questione del ruolo del servizio pubblico.
Impossibile da riformare?

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