Bertolaso: “Ho un problema che si chiama Monica”
7 / 5 / 2010
In una conferenza stampa il capo della Protezione civile Guido Bertolaso si difende dalle accuse che gli vengono mosse nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per i grandi eventi e il G8 della Maddalena. “Non ho mai mentito agli italiani” dice negando la circostanza dei favori sessuali che l’imprenditore Anemone (arrestato per la stessa inchiesta) gli avrebbe reso con la collaborazione di due massaggiatrici: Francesca e Monica. Circostanza ricostruita in base ai verbali delle intercettazioni. Ma a parte lo scandalo sessuale, Bertolaso dice che nessuna impresa di Anemone ha avuto appalti a L’Aquila e che le intercettazioni sono state strumentalizzate. Come valutate complessivamente l’autodifesa di Bertolaso?
http://www.rainews24.it/ran24/clips/2010/05/bertolaso-07052010.flvTangentopoli 2.0
4 / 5 / 2010
Claudio Scajola “si presenterà come persona informata dei fatti e come tale lo sentiremo”.
Federico Centrone, procuratore della Repubblica di Perugia, conferma che il ministro dimissionario non è indagato. L’avviso di garanzia, questa volta, non c’è. Ma Scajola, ormai assediato dalle indiscrezioni sull’inchiesta riportate dai giornali, lascia. Goffi e sofferti i primi tentativi di difesa davanti a telecamere e taccuini.
Il capogruppo dei senatori Pd, Anna Finocchiaro, prende la palla al balzo: “Se il ddl sulle intercettazioni venisse approvato, sui giornali non verrebbe pubblicato nulla in un caso come quello che portato alle dimissioni di Scajola”.
Per Chiara Moroni, vicepresidente dei deputati del Pdl, con il suo gesto Scajola potrà “difendersi meglio nelle sedi opportune, dimostrando la sua estraneita’ alla vicenda. Resta inaccettabile la gogna mediatica alla quale Scajola è stato sottoposto, un caso di sentenza anticipata, come altre purtroppo viste nel nostro Paese”.
Riemergono, non solo nei Palazzi della politica, vecchie abitudini nel gestire la cosa pubblica e pulsioni e contrasti tipici degli anni di Tangentopoli, a poche settimane dalle elezioni regionali con la più bassa affluenza degli ultimi decenni.
150 anni da dimenticare?
2 / 5 / 2010
Il ministro per la Semplificazione Legislativa Roberto Calderoli “non ha la minima idea” se ci sarà un ministro leghista a Genova, il 5 maggio, accanto al presidente Giorgio Napolitano. Perché “la celebrazione in se’ ha poco senso. L’anniversario deve essere il momento per approntare le soluzioni, non solo per alzare la bandiera”.
Additato per lunghi decenni come odioso retaggio di epoca fascista, riscoperto occasionalmente con la nazionale di calcio o qualche premio Nobel a cervelli quasi sempre in fuga, l’orgoglio nazionale diventa ora fastidioso inciampo sulla strada del federalismo, con le celebrazioni dei 150 anni di Unità d’Italia che pongono più interrogativi non solo a storici e politici.
Quasi sepolte le generazioni che ricostruirono l’Italia nel dopoguerra, respinta come nostalgica la proposta di insegnare l’inno nazionale a scuola, lontano ed astratto un comune sentire europeo, dilaga la riscoperta dei localismi come risposta a problemi di dimensione globale.
Non c’è nulla da salvare nella storia moderna del nostro Paese?
Meglio un futuro senza Italia ‘una e indivisibile’?
Chi paga?
1 / 5 / 2010
Da Rosarno, dalla manifestazione unitaria dei sindacati per il primo maggio, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani torna a descrivere un futuro di ripresa senza occupazione, all’indomani della pubblicazione dei dati Istat che indicano ormai all’8,8% la disoccupazione in Italia. “Serve un piano straordinario per il lavoro”, dice Epifani, invitando Palazzo Chigi ad aprire i cordoni della borsa.
Ma dove reperire risorse, in una fase in cui i margini d’azione per l’Italia sul versante della spesa pubblica – come indicano Ue, Bce, Banca d’Italia, Fmi, Ocse, agenzie internazionali di rating – sono praticamente inesistenti?
Niente burqa, siamo europei
30 / 4 / 2010
Entro l’estate burqa e niqab, peraltro non troppo diffusi in Belgio, potrebbero sparire da strade, parchi, ristoranti, ospedali scuole e tutti gli edifici destinati al pubblico. Poi un provvedimento analogo dovrebbe essere approvato in Francia. Per i promotori dell’iniziativa si tratta non solo di assicurare la pubblica sicurezza ma di rispettare la dignità delle donne, assicurando il rispetto di principi democratici fondamentali. Ma Amnesty International boccia il voto della Camera belga, bollandolo come “pericoloso precedente”. “Il divieto totale della copertura del viso – sostiene la ong che si batte per i diritti umani in tutto il mondo – viola la libertà di espressione e di religione di quelle donne che indossano il burqa o il niqab”.